"Triskelion": un fantasy in cerca d'autore!
La scorsa settimana, in occasione dell'uscita del fantasy Triskelion di Sara Albanese, edito da Calibano editore, marchio del gruppo Prospero Editore, che ho avuto il piacere di leggere in anteprima, ho pubblicato la mia entusiastica recensione di questo romanzo, che ha suscitato in me moltissime riflessioni. Durante la lettura mi ero appuntata diverse domande da fare all'autrice, che le ha accolte con gioia, rispondendo con cura e interesse ad ogni quesito.
Buonsera Sara, come ho già avuto modo di comunicarti, il tuo romanzo mi è davvero molto piaciuto e l'ho divorato tutto d'un fiato. Da cosa è nato il desiderio di scriverlo? Era nel cassetto da tempo oppure è frutto di un'ispirazione recente, dovuta ai tuoi studi?
Questo romanzo nasce decisamente da un'ispirazione inaspettata e del tutto spontanea! Questa storia è entrata nella mia vita tramite immagini, suggestioni, frammenti di trama che mi hanno "rincorso" fino a quando non ho deciso di fermarmi ad ascoltare. E' stata un'esperienza abbastanza nuova per me, dato che le trame dei miei scritti precedenti nascevano naturalmente da un'esigenza comunicativa ma sono state più complicate da sostenere ed organizzare, mentre in questo caso la vicenda mi ha scelto per essere narrata e credo sia un privilegio unico per un autore. Il fondamento stesso del racconto poggia su radici che mi appartengono da sempre, sia come lettrice ed estimatrice del Ciclo Arturiano che come insegnante, ma mai mi sarei aspettata di essere "invitata" a compiere questo viaggio dai miei stessi personaggi!
Nel libro descrivi molto bene i luoghi di cui parli. Mi riferisco alla Cittadella e al Palazzo di King Arthur in modo particolare. Ti sei ispirata a qualche illustrazione o hai preso spunto da qualche opera letteraria per dar vita alle tue ambientazioni?
Ho preso ispirazione da molti scritti ed anche da molti adattamenti cinematografici, ma il testo di riferimento per noi appassionati del ciclo bretone resta sempre Historia Regum Britannae, lo scritto in latino di Geoffrey of Monmouth del 1136. Inoltre la mia passione per i luoghi, le ambientazioni, le terre che ho visitato, amato e sentito nelle vene per tanti anni mi ha reso del tutto naturale calarmi in un contesto che diventa credibile proprio perchè l'aspetto leggendario si inserisce nel realismo dell'esperienza. Ciò che emerge da una narrazione che spero essere efficace è solo la punta di un iceberg di ricerca e di amore per il dettaglio, poichè ritengo che siano proprio i dettagli a fare la differenza, non solo in termini di credibilità ma anche di coinvolgimento. L'aspetto tipico del Palazzo e dei luoghi caratteristici della leggenda risulta essere un punto di contatto tra i mille testi letti, le impressioni del luogo, la cinematografia, perfino il modo televisivo che in modo più o meno ingenuo ha descritto più volte questi ambienti, prendendo in prestito a volte anche un'architettura meno sassone e severa per appoggiarsi ad un'immagine più levigata come quella dei castelli francesi. Io credo di aver fuso nella mia mente questi aspetti, fino a generare dentro di me luoghi originali nella descrizione: la Tavola Rotonda, ad esempio, mi è letteralmente comparsa davanti agli occhi mentre scrivevo al computer. Spero che i miei lettori possano vivere a loro volta questa scoperta come se fossero dietro ad una telecamera di cui mi sono fatta regista tra le suggestioni che tutti abbiamo nel nostro immaginario.
La protagonista di "Triskelion" è una stalliera dai capelli rossi. Poiché so che anche tu hai una chioma color del fuoco, ami i cavalli e sei una splendida cavallerizza, mi chiedevo: Ti riconosci in Albray?
Per la prima volta da quando ho iniziato a scrivere, posso finalmente affermare con entusiasmo e fierezza che sì, mi riconosco molto in Albray! Mi sono stati fatti calzare a forza molti personaggi dei miei scritti precedenti solo per una certa somiglianza in alcuni tratti biografici, ma ho sempre chiesto ai miei lettori di non cercare l'identikit di un autore nel suoi protagonisti perchè si rischia di perdere il senso stesso della storia. In questo caso invece posso affermare che ci sia moltissimo di Albray dentro di me, sotto tanti punti di vista. I capelli "color del fuoco" sono sicuramente uno dei punti in comune tra noi, specialmente data la simbologia che lo stesso fuoco rappresenta all'interno del romanzo. L'importanza del cavallo è un altro aspetto centrale nella mia vita, poichè queste creature sono per me compagni irrinunciabili ed al tempo stesso specchi della nostra umanità in continuo divenire. Molti aspetti del percorso di Albray, dei suoi conflitti interiori, della sua difficoltà ad accettare alcuni aspetti di se stessa e della vita, della sua risolutezza nel perseguire ugualmente la ricerca di un equilibrio nell'accettazione dei contrasti, sono sicuramente centrali nella mia stessa vita.