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Collision Conf, CC BY 2.0 , via Wikimedia Commons

Un corpo a corpo con il testo di Margaret Atwood

Consigli per sopravvivere in natura

Dieci racconti sulla difficoltà del vivere

Grazie al gruppo di lettura organizzato dalla mia super libraia di fiducia, Gessica Martinelli della Chinaski libreria di Soncino, ho avuto il mio primo incontro, o meglio il mio primo corpo a corpo, con la scrittura di Margaret Atwood. Il libro proposto per il mese di settembre era Consigli per sopravvivere in natura della scrittrice canadese, considerata la madrina del genere "distopico". 

È stata senza dubbio un' esperienza di lettura inusuale, perché la scrittura di Atwood è davvero singolare e ciò ha sortito pareri differenti e a volte discordanti tra noi partecipanti al gruppo. Qualcuno non ha apprezzato quello che ha definito come "eccessivo cinismo". Io invece l'ho adorata proprio per questa penna sarcastica e tagliente, che non edulcora e non perdona e che rende gli esseri umani colmi di mancanze, come è nella loro natura.

Questi dieci racconti mi hanno costretta a fare i conti con tutta una serie di tematiche che sento intime e che sono foriere per me di flânerie mentali che, per loro natura, non giungono mai ad una meta precisa, ma generano pensieri, anche in contrasto tra di loro, in una catena quasi infinita.

Tra queste tematiche un posto di primo piano è occupato dall'identità, che passa anche dal nome e dai nomignoli che una persona si dà, come accade a Kat, che passa dall'essere una bambina romantica quando era Katherine, all'assumere le rotondità salutari della liceale Kathy, fino a riconoscersi in Kat, una sorta di "gatta di strada, dal nome affilato come un'unghia". Un' identità che vacilla nel gioco caleidoscopico di rimandi che abbiamo anche dall'Altro, che ci costringono a metterci in discussione, a riscrivere la nostra storia. Leggendo le ultime righe del racconto Zii mi sono chiesta come avrebbe ri-narrato la propria autobiografia Sally alla luce di uno sguardo diverso da parte degli zii e non ho potuto fare a meno di appuntare a fondo pagina questi versi di Alda Merini: Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri.

Anche la maternità è una tematica che percorre come una sorta di fil rouge i racconti di questa raccolta. Il diventare madre e l'esserlo non è sempre, o meglio non è quasi mai la favola che ci raccontano, edulcorata da ogni contrasto emotivo, ma può essere anche una sorta di "colpa", di "errore", di "leggerezza" da scontare tutta la vita, talvolta "conseguenza" di un amore che può asfaltarci con la potenza di un "rullo compressore" o avvinghiarci in relazioni tossiche che ci svuotano di vitalità. La maternità passa anche e soprattutto dal corpo, che si fa protagonista di diversi racconti in tutta la sua carnalità e anarchia rispetto ai desideri e alle aspettative di chi lo abita. Un corpo che si appesantisce e che è costretto a "portare in giro come un fagotto la carne che cresce" dentro di esso. Quel "troppo pieno" del corpo può essere causa di angoscia. Allo stesso tempo può rivelarsi difficile distaccarsi da un elemento anomalo e considerato ad esso estraneo e di aspetto orribile come una cisti ovarica soprannominata "palla di pelo", come succede a Kat. Palla di pelo è cresciuta dentro di lei, che è consapevole che è così brutta che solo una madre potrebbe amarla.

Consigli per sopravvivere in natura richiama il titolo di un libro che uno dei personaggi del racconto omonimo aveva letto più volte da piccolo: un libro che insegnava come sopravvivere da soli nel bosco, nella natura selvaggia, "into the wild" mi verrebbe da dire citando il titolo di un bellissimo film. Ma qual è il segreto per sopravvivere alla propria natura, alla solitudine, alla nostra selva interiore? Esiste una ricetta? Una formula? Certamente no e non penso che Atwood abbia la pretesa di insegnarcelo, ma c'è una frase nel libro che secondo me racchiude dentro di sé una riflessione fondamentale che può aiutarci in questo arduo compito. Si tratta di un pensiero di Julie, la protagonista del racconto La mummia della palude e che trovo davvero inopinabile: "Quello che le sta passando per la testa è uno dei primi assiomi della logica: Una cosa non può essere contemporaneamente se stessa e il contrario di se stessa. Lei non ne era mai stata del tutto convinta e adesso lo è ancora meno. Condivido il pensiero scettico di Julie: la logica non è applicabile alla natura umana, proprio perché ragiona in un'ottica disgiuntiva e non tiene conto dei nostri contrasti interiori, che sono costitutivi della nostra identità, che spesso tiene insieme modelli e istanze differenti. I desideri che ci abitano sono spesso incontrollabili e incontrollati e solo accettando questa verità e perdonandoci la nostra incoerenza possiamo sopravvivere alla nostra natura, senza soccombere.

La raccolta Consigli per sopravvivere in natura è edita dalla casa editrice Racconti edizioni e gode della bella traduzione di Gaja Cenciarelli. Le illustrazioni sono a firma di Elisa Talentino.


Margaret Atwood

Consigli per sopravvivere in natura

C'è qualcosa di definitivo nel dire che una volta si è state sposate. È come dire che una volta sei morta. 
Margaret Atwood

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