Una Venezia rediviva
Si può rinascere dalle proprie ceneri?
Recensione al nuovo romanzo di Lorenza Stroppa
Si può rinascere dalle proprie ceneri? Concedersi la possibilità di essere ancora felici, nonostante tutto? Sembra essere questo il quesito principale sotteso al nuovo romanzo di Lorenza Stroppa, Da qualche parte starò fermo ad aspettare te, edito da Mondadori nella collana "Narrative".
Giulia, pittrice che profuma di gelsomino, dal passato doloroso, in cerca del suo rosso. Diego, editor sciupafemmine convinto di non saper e non poter amare realmente una donna. Giulia filtra la sua visione del mondo attraverso i colori, in tutte le loro sfumature, in grado di cogliere i tratti salienti delle persone e dei luoghi, rimandando ad emozioni precise. Diego guarda alle cose prestando meticolosa attenzione alle parole, del cui portato semantico bisogna sempre assumersi la grande responsabilità. Due protagonisti, due punti di vista, due voci narranti attraverso il cui racconto si dipana la storia che prende vita su queste pagine. Una vicenda che costringe le persone coinvolte a fare i conti con la propria vita, la propria storia e tematiche importanti che ci riguardano tutti in fondo: le dinamiche familiari, le figure ingombranti della nostra vita, i rapporti intimi, il senso di incomprensione, il lutto, la solitudine del proprio dolore, la frustrazione e la paura di mettersi o rimettersi in gioco.
Con la sua penna nitida e pulita, Lorenza Stroppa dimostra di saper scavare e riportare in superficie dal profondo le emozioni più disparate e i ricordi che ne sono stati forieri, senza rinunciare alla leggerezza e strappandoci talvolta un sorriso o una risata, anche grazie ai riferimenti a personaggi noti del nostro tempo, che ci fanno sentire ancora più coinvolti nella storia. In questo modo le pagine scorrono e si arriva alla fine quasi senza accorgersene e con il desiderio di tenere ancora per un po' questi personaggi con noi. Dispiace davvero abbandonarli alle loro scelte.
Sullo sfondo, anch'essa protagonista, l'affascinante e singolare Venezia, descritta con grande amore, città a cui l'autrice è molto legata, in quanto in essa affondano le sue origini. Insieme a Giulia e Diego ci sembra di vederla, di passeggiare per le sue calle, inspirando forte il profumo del mare di cui è intrisa l'aria che la ossigena. Una città che convive con un elemento talvolta ostile - l'acqua, che la abbraccia, rischiando quasi di soffocarla, di travolgerla con la sua forza - ma che è sempre stata in grado di "risorgere dalle proprie ceneri, grazie all'orgoglio e alla silenziosa laboriosità dei suoi abitanti", come Lorenza Stroppa scrive nei ringraziamenti. Chissà se anche i protagonisti di questo bel romanzo sapranno seguire l'esempio di questa resiliente città?
Consigliatissimo!