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Un omaggio all'universo astrale e matematico

Siamo tutti numeri primi nell'equazione della vita!

La raccolta di poesie di Green Eyed Vincent

Sono sempre stata affascinata dai numeri primi, sin dalla prima volta che mi vennero spiegati a scuola. Ecco perché quando Vincenzo Scordo, in arte Green Eyed Vincent, mi ha inviato la sua prima raccolta poetica dal titolo Nell'universo di un numero primo, edito dalla torinese Edizioni Effetto , ho subito provato una forte attrazione nei confronti di questo libro.

 

Come dicevo, i numeri primi esercitano su di me un particolare potere di fascinazione, che si è evoluto nel tempo. Ne sono attratta non solo perché sono nata di 17, che secondo me è un numero bellissimo e foriero di positività, altro che funesto, ma soprattutto perché sono numeri che non si piegano di buon grado alle leggi della divisione e della scissione. Nella mia ingenuità adolescenziale ero quasi in soggezione di fronte a questo loro carattere sfacciatamente "integralista" e autoreferenziale: il fatto che si potessero dividere solo per uno e per se stessi li rendeva ai miei occhi irraggiungibili, nel loro essere custodi gelosi della loro interezza. Mi mostravano che qualcosa di integro esisteva, anche se non si conciliava affatto con il mio modo di essere, sempre così frammentata e scissa interiormente. Capii solo più tardi, in seguito all'incontro con la psicanalisi, quanto l'idea di unità e integrità fosse una vera e propria illusione, il preambolo per ogni delirio di onnipotenza, e allora iniziai a guardare ai numeri primi con benevolenza, con "simpatia", nell'accezione etimologica del termine. Già, perché se li si prova a dividere per numeri diversi da uno e se stessi, producono necessariamente uno scarto, un resto irriducibile a qualsiasi unità ed interezza. E quindi risultarono ai miei occhi profondamente umani, rappresentanti della singolarità irripetibile di ciascuno, proprio in virtù di quello scarto che è loro congenito. Per usare le parole che l'autore utilizza nella Nota d'avvio, si tratta di numeri misteriosi con un loro universo interiore tutto da scoprire, contrassegnati da una regione oscura che non è mostrata a tutti. In questo nucleo interiore si cela la personalità di ogni numero, definita da una matassa ingarbugliata di fili con colori diversi: sentimenti, emozioni, legami, qualità capacità, ma anche limiti.

Intitolare una raccolta poetica con un richiamo all'universo astrale e alla matematica è senza dubbio una bella sfida per un esordiente, che è riuscito a fare goal nel cuore di un editore molto in gamba e appassionato, Flavio Passi, che nel 2017 ha fondato a Torino la casa editrice indipendente Edizioni Effetto (che ha all'attivo anche un bel catalogo di narrativa che vorrei approfondire). Con Nell'universo di un numero primo, Green Eyed Vincent, ingegnere dall'animo fortemente versatile e poliedrico, votato ai numeri, ma anche alla dimensione del linguaggio verbale e musicale, firma quindi il suo esordio nel mondo artistico letterario.

Questa raccolta è curatissima, non solo dal punto di vista dei singoli componimenti, ma anche e soprattutto della struttura che fa da cornice alle 83 poesie che la conchiudono. Il libro è diviso in 5 sezioni, ciascuna delle quali formata da una quantità di poesie corrispondente anch'essa ad un numero primo, in ordine crescente, 11 nella prima, 13 nella seconda, 17 nella terza, 19 nella quarta e 23 nella quinta. Quello che Green Eyed Vincent tenta quindi di creare attraverso il cemento delle parole e l'acciaio dei significati , seguendo come unico criterio ordinatore la sua libertà di pensiero e la libertà dei sui pensieri, è quindi una sorta di ponte tra scienza e poesia, come lui lo definisce. A me piacerebbe di più parlare di contatto tra i vari e multiformi aspetti della vita di tutti i giorni, che esprimono l'umano a 360 gradi, congiungendo l'antico e il moderno, il vecchio e il nuovo, il passato e il presente.

Ecco allora che è possibile parlare, riferendosi a sofferenze amorose, di disinstallazione di un volto, attingendo ovviamente al linguaggio dell'informatica, per parlare del tentativo di cancellare dalla memoria l'immagine di una persona amata che ci ha abbandonati, il cui ricordo arreca dolore. Questa raccolta poetica unisce mondi, crea una vera e propria equazione della vita in cui tutto l'universo di Green Eyed Vincent converge: i suoi luoghi, in particolare la natia Bagnara Calabra e Torino, sua attuale città di residenza, i suoi autori e cantanti del cuore, le formule matematiche, la natura, i valori civili, i sogni, le ambizioni, le frustrazioni, i pensieri emotivi e le riflessioni razionali. E attraverso questi versi Vincenzo si denuda, si espone, mostra la sua interezza e il suo scarto, i suoi volti in luce e i suoi lati in ombra, nella cornice rassicurante di quella legge matematica della vita che argina il caos con l'ordine e spezza la monotonia dell'ordine con il potere creativo del caos.

Ogni numero è unico, originale, irripetibile e , anche se ha una storia diversa, una cultura diversa, interagisce con tutti gli altri simili nell'equazione della vita. La immagino come una graziosa legge che si dispiega nell'alternanza di due polarità: ogni numero si muove in uno scenario dinamico in cui l'ordine e il disordine si alternano costruttivamente.

Molto azzeccato il corredo di immagini che abbelliscono il volume e lo completano. I disegni e la copertina sono frutto del lavoro di Luca Corda, amico di Vincenzo, che ha saputo ben interpretare i molteplici scenari e le numerose riflessioni che questi versi squadernano. Del resto, mi viene da pensare, i loro cognomi si richiamano fortemente, quasi in una logica correlativa: "Scordo" e "Corda", entrambi dalla medesima radice latina, cor, cordis, che indica il cuore, organo da sempre deputato in letteratura ad esprimere la parte più intima dell'uomo, quella che ne rappresenta la natura sfaccettata e multiforme, la sede dell'universo che ognuno di noi, numero primo nella equazione della vita, porta con sé e che ne esprime la singolarità irripetibile.

In chiusura del volume, dopo le Note ai testi, Green Eyed Vincent ha inserito il testo di una sua canzone: Le vie dell'infanzia, di cui ha scritto parole e musica. Vincenzo infatti ama anche suonare e concepisce musica e poesia i due ingredienti di un felice connubio, espresso ai massimi livelli da alcuni importanti rappresentanti del cantautorato italiano, che tanto hanno influito sul suo modo di scrivere ed esplorare il mondo.

Curiosa di approfondire la sua conoscenza gli ho quindi posto alcune domande, che riporto sotto, alle quali lui ha risposto con grande entusiasmo e onestà.

Da quanto tempo scrivi? Conservi il tuo primo componimento?

Ho scritto da sempre. In passato ho scritto molto di meno, ma negli ultimi anni l’uso della penna è divenuta una necessità quotidiana. Sì, il primo componimento lo conservo nel cuore.

Come è nata l’idea di dare questa cornice in cui i numeri danno forma alla tua raccolta poetica?

L’idea è nata dalla mia stretta convivenza con i numeri. Il mondo ingegneristico si nutre di formule e si esprime con i numeri, pertanto l’ispirazione trova fondamento in una realtà che mi appartiene ormai da tanti anni.

La poesia ti aiuta a vivere?

Trovo nella poesia un potere esistenzialistico, un po’ come l’abitudine di mangiare o di dormire. Si mangia, oltre che per piacere, soprattutto per rifornire l’energia agli elementi chimici che compongono le cellule e i tessuti del nostro corpo. Proprio così il corpo riesce a sopravvivere. Pertanto, oserei dire che la poesia, oltre ad infondere piacere, possiede un senso esistenzialistico più profondo: è quello di sfamare l’anima in precisi momenti della vita, attraverso i colori dell’inchiostro che riesce a dare un peso alle parole, più in generale ai pensieri.

Quanto i luoghi che hai vissuto ed esperito influiscono sulle immagini poetiche che crei?

I luoghi influiscono molto. Se non avessi respirato alcuni luoghi, molto probabilmente buona parte del mio lavoro non avrebbe avuto lo stesso volto. Credo che nei luoghi siano nascoste le parole e le idee che abitano, già da tempo, nella mia anima. Ecco, bisogna andare a raccoglierle proprio come si fa con i funghi nei boschi. Ma spesso, alcune di esse, vengono a trovarmi da sole quando ne ho più bisogno.

Quali autori influenzano di più la tua scrittura? Anche il cantautorato sembra avere avuto un fortissimo ascendente sui tuoi versi.

Leggo un po' di tutto, spesso è l’interesse per un argomento che mi porta a scoprire un autore piuttosto che un altro. Pertanto capita che apprezzi un autore per una singola opera e non per il resto della sua produzione letteraria. Per questo motivo non saprei direi con esattezza quali autori abbiano influenzato di più la mia scrittura. Sono certo che, sino ad oggi, devo molto alle opere di Cesare Pavese e di alcuni grandi autori della mia terra che, ahimè, sono esiliati dalla letteratura nazionale. Sì, anche il cantautorato ha fatto la sua parte. Mi definisco degregoriano, sebbene apprezzi molto Fabrizio De Andrè e il mio conterraneo Rino Gaetano. Il loro modo di fare musica senz’altro fonda le radici su fertili terre di cultura dove scorrono fiumi di poesia.

 


Green Eyed Vincent

Nell'universo di un numero primo

Numeri. Tanti meravigliosi universi / immersi con il dominio nel disordine stellare / così i pari così i dispari, noi tutti diversi / in questa vita. Equazione ardua da equilibrare.
Green Eyed Vincent

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