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Massimo Recalcati

Divulgare non è banalizzare!

Massimo Recalcati docet!

Lo stile singolare di un Maestro

Ho letto giusto poco fa l'articolo di Alfonso Berardinelli uscito ieri, 1 settembre 2019 sul quotidiano Il Foglio dal titolo sarcastico "Lo psicanalista da fiera Recalcati parla d'amore senza sapere cosa dice". Ovviamente io non sono nessuno in confronto ad Alfonso Berardinelli, di cui ho grande rispetto, ma non posso non spezzare una lancia a favore di Massimo Recalcati , che ho avuto la straordinaria fortuna di avere come Professore di Psicologia dell'arte e della letteratura all'Università degli studi di Bergamo nell'anno accademico 2004/2005. 

Nel suo articolo, che linko in fondo alla pagina, Berardinelli parla di Recalcati come di un maestro della posa, un uomo che si atteggia in ogni suo gesto e in qualunque circostanza e lo definisce "il più idolatrato contaballe abissali della psicanalisi negli anni del suo declino". Quando leggo certe frasi - e non è la prima volta che mi imbatto in tentativi di sminuirne l'intelligenza, la conoscenza profonda della sua materia e la sua capacità di leggere l'attualità, nonché il coraggio di esporsi anche politicamente - mi dispiaccio profondamente, perché la mia esperienza individuale mi ha raccontato un'altra verità su quest'uomo che per me è un ottimo psicanalista, ma soprattutto un Maestro e un divulgatore senza pari. Forse è proprio questo suo desiderio di arrivare a tutti, di far comprendere concetti difficili e talvolta volutamente esposti in maniera criptica da altri intellettuali, di chiarire il portato di certi termini, spiegandone l'origine, ma anche l'evoluzione da essi subita in base ai mutamenti sociali, che lo porta ad essere frainteso e ingiustamente definito intellettuale "da fiera" o portavoce della "psicobanalisi". O forse questo capita perché parla di argomenti che ci riguardano tutti in prima persona e lo fa con un approccio interdisciplinare senza essere cattedratico.

Ogni volta che lo attaccano me ne dispiaccio perché io ricordo con grande nostalgia le sue lezioni, dove gli studenti erano assiepati ovunque, spesso seduti in terra per motivi di spazio, in religioso silenzio, perché quando iniziava la lezione, sempre in maniera originale e coinvolgente, succedeva qualcosa di magico in quell'aula. La forza del suo dediderio, del suo amore per ciò di cui parlava, trasmetteva una energia indescrivibile. Personalmente rimanevo in quella sensazione ovattata ancora per diversi minuti anche dopo che lui era uscito dall'aula. Non erano tanto i contenuti a catturare l'attenzione dell'uditorio, anche se erano sempre argomenti di grande spessore, ma l'assistere ad una grande dimostrazione di amore, quella di un insegnante per il sapere. Si avvertiva dai gesti, dal tono della voce, dall'utilizzo di numerose immagini snocciolate con cadenza ritmica e tratte dal quotidiano per spiegare un concetto all'apparenza molto astratto, che da alieno, estraneo, diveniva familiare.

Ai tempi Recalcati non era conosciuto come lo è oggi, non aveva all'attivo così tante pubblicazioni, non era un personaggio televisivo e forse nessuno di noi studenti si sarebbe mai immaginato di vederlo un giorno in tv, ma quando lo vedo oggi dietro il filtro della telecamera io riconosco quello stile, quella sua cifra singolare che non è posa, ma è la sua personale declinazione dell'essere un maestro. Quando Berardinelli scrive che Recalcati si atteggia perché "iperpronuncia ogni parola, martella ogni sillaba e poi le porge a due mani, mani espressive e mobilissime", forse non sa che Recalcati ha questo modo di parlare ad un pubblico da quando ha avuto la fortuna di insegnare qualcosa che lo appassiona profondamente e di cui ha una grande esperienza clinica. Forse non sa che Recalcati è stato un bambino considerato idiota e che se sa spiegare Lacan anche alle pietre è proprio perché quando parla si rivolge innanzitutto a quel bambino e cerca di essere il più chiaro possibile proprio per quel piccolo studente che si rifiutava di apprendere perché aveva avuto insegnanti che fossilizzavano il sapere in rigidi e angusti confini, invece di lasciare che ogni immagine, come quella del fuoco, parlasse a ciascuno in modo diverso, secondo la propria particolare stortura.

Non sono una critica letteraria, non sono una docente universitaria, non ho sicuramente le capacità di analisi dei grandi intellettuali, ma sono stata una alunna di Recalcati e posso dire con certezza che nella mia vita le sue lezioni hanno segnato uno spartiacque tra un prima e un dopo. Non che il dopo sia stato più facile rispetto al prima, anzi, ma è stato sicuramente segnato da una consapevolezza diversa, dalla certezza che se fai una cosa con amore e con passione la tua vita non sarà priva di ostacoli, anzi magari ne dovrai affrontare di più, ma sicuramente sarà più piena. E lo ho capito non perché lui lo ha detto, ma perché lui ne è testimonianza viva, perché non si limita a definire la figura del Buon Maestro come colui che trasmette amore per il sapere, ma la incarna.

Recalcati parla di amore senza sapere cosa dice? Direi proprio di no. Non so come sia il Massimo Recalcati padre e marito, per ovvie ragioni, ma posso dire per esperienza come è il Recalcati Maestro: un insegnante appassionato e amante del sapere, come non mi era mai capitato di vedere nessuno, un insegnante che questo amore lo trasmetteva non solo con le parole, ma con tutto il suo corpo e la sua voce, perché l'amore passa sempre anche per il corpo. Quando Recalcati trattando del tema della famiglia parla di amore per il nome, e specifica sempre per il nome "proprio", intende il nome come quel significante che identifica una persona in tutta la sua singolarità inestirpabile, che è sempre incarnata in un corpo, così come l'amore per un determinato libro non può mai essere disancorato dall'oggetto libro.

Sono stata fortunata nella mia vita, perché ho trovato numerosi Bravi Maestri, che ricordo per il loro stile, la loro fisicità, la loro voce e la loro gestualità prima che per le loro parole. L'augurio più grande che mi sento di fare a mio figlio è di trovare almeno un Buon Maestro sulla propria strada. Potrebbe rendere la sua vita straordinaria.


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