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Una intensa biografia a fumetti

Egon Schiele. Il corpo struggente.

Recensione al graphic novel di Otto Gabos

Il graphic novel di Otto Gabos edito dalla casa editrice Centauria e dedicato alla vita dell'artista Egon Schiele è un libro che merita di entrare nelle librerie di tutti gli amanti dell'arte. Questa lettura infatti è preziosa e ricca sotto molti punti di vista, che cercherò di illustrare in questa mia recensione. 

 

Premetto che questo è uno dei miei primi approcci al genere del graphic novel ed il primissimo con le biografie a fumetti e ne sono rimasta letteralmente entusiasta. Credo che l'associazione di disegni e parole abbia creato in me i presupposti per ricordarmi molto meglio con il trascorrere del tempo gli avvenimenti cruciali che hanno segnato l'esistenza e il modo di concepire la creazione di questo straordinario artista vissuto a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento. Il tratto grafico di Otto Gabos mi è molto piaciuto ed è azzeccatissimo, perché ricorda molto l'universo pittorico di Egon Schiele , che ha iniziato la sua carriera artistica disegnando compulsivamente i treni, che poteva ammirare alla stazione di Tulln, suo paese nativo, dove il padre lavorava come capostazione. Il piccolo Schiele ammirava quelle locomotive sbuffanti, che gli apparivano "enormi e terribilmente vive" e il suo primo approccio col disegno fu completamente mentale. Lui disegnava nella sua testa ogni piccolo ingranaggio, ogni singolo dettaglio, e solo più tardi iniziò a trasporre queste immagini mentali sul foglio, in maniera quasi ossessiva, soprattutto in seguito alla morte prematura del padre, che avvenne quando lui aveva solo 15 anni, lutto che lo segnò profondamente. Questi disegni schizzati con impeto e frenesia lo stavano preparando per ciò che avrebbe fatto negli anni a venire. Questa smania febbrile era in nuce il primo seme di una passione travolgente che lo indusse nel 1906 a recarsi a Vienna per iscriversi all'Accademia di Belle Arti.

Il graphic novel è diviso in quattro capitoli o sezioni, ciascuno titolato con un nome seguito da un breve sottotitolo riassuntivo o sinottico: EGON. Di come la passione per treni e locomotive rivelò nel piccolo Egon ben altra passione che presto divenne travolgente, GUSTAV. Di come l'accademia si rivelò solo illusione e di come l'incontro con Gustav il gigante fu benefico per entrambi, WALLY. Di come Egon trovò compagna, amante, complice e modella, che non fu però anche moglie, EDITH. Di come un matrimonio felice sia sopravvissuto alla guerra e poi ucciso dalle febbri. Emerge quindi chiaramente, anche solo leggendo i titoli, che ciò che più segnò e mutò la vita di Schiele e la sua concezione dell'arte, furono gli Incontri. Cruciale quello con il "gigante", Gustav Klimt, "massimo esponente della Secessione, che aveva scardinato con forza devastante i canoni del gusto borghese". In un certo senso questo incontro, dal quale nacque un profondo e duraturo sodalizio, fu foriero di nuovi orientamenti artistici sia per il giovane Schiele, che per l'affermato Klimt, che sentiva di avere già detto tutto prima che le vite dei due convergessero sotto il segno di una forte affinità elettiva.

Ma nella vita di un artista che sceglie il corpo e la sua esibizione priva di qualunque velo come principale soggetto per esprimere il suo universo interiore, non potevano che essere irrinunciabili le figure femminili. Furono due in particolare le donne importanti e fondamentali nella vita di questo pittore tormentato e per certi versi "maledetto": Wally Neuzil, la modella preferita, che "creava" con il suo stesso corpo e andava oltre le richieste di Schiele stimolandolo incredibilmente ad esprimere quella tensione erotica nei suoi quadri, ed Edith Harms, l' amatissima moglie, che morì purtroppo di febbre spagnola, con in grembo il figlio di Schiele, che si spegnerà tre giorni più tardi affetto dalla stessa infezione. I due sopravvissero ad una guerra, ma non scamparono alla malattia.

Molto interessante è il punto di vista da cui si dipana tutta la narrazione della vita di Schiele, dalla nascita a Tulln an der Donau il 12 giugno del 1890 alla tragica morte avvenuta il 31 ottobre 1918. Infatti a parlare e a raccontare e raccontarsi senza filtri è lo stesso Egon in un "flusso ondivago, a tratti rapsodico", come dichiara Otto Gabos nel retro di copertina. Questo rende la lettura ancora più coinvolgente, perché entriamo di diritto nella mente dell'artista, ne possiamo scorgere i pensieri più reconditi e le confessioni più intime e scabrose.

Questa biografia a fumetti ha il merito di riflettere anche e soprattutto nel tratto esasperato del disegno, oltre che nella cernita delle parole che riempioni i fumetti e nella scelta dei colori delle numerose tavole, alcune delle quali necessariamente forti ed intense (non potrebbe essere altrimenti per una biografia dedicata ad un artista e uomo tanto appassionato e intimamente inquieto, turbato e veemente), la profondità e lo strazio del pensiero di Schiele.

Inoltre all'interno della narrazione pseudo-autobiografica sono disseminati dei piccoli approfondimenti storici. Scopriamo infatti come si presentava agli occhi del giovane e intimorito Schiele la Vienna del 1906, trasformatasi in breve tempo (circa un trentennio) in una grande metropoli densamente popolata in quanto capitale dell'impero austro-ungarico. Veniamo a conoscere la realtà dell'insegnamento "rigido" dell'Accademia e i principi della Secessione. Incontriamo tra le pagine illustri personaggi dell'epoca, che contribuirono notevolemente ad arricchire il panorama culturale mitteleuropeo, come i medici Charcot e Sigmund Freud, lo scrittore Joseph Roth, il compositore Johann Strauss.

Ma ciò che prevale nelle tavole di questa biografia è senza dubbio il corpo, esibito e mostrato in tutta la sua tensione vitale e insieme mortifera. Quel corpo che dopo le locomotive in giovinezza, divenne l'ossessione più grande nella ricerca artistica di Schiele. Come dichiara in un fumetto: Io voglio il corpo, lo voglio descrivere fino all'estremo e chi lavora con me mi deve seguire. Wally va anche oltre, lei crea con il corpo. Lei stessa è il corpo. Il corpo struggente."


Otto Gabos

Egon Schiele. Il corpo struggente

Io dipingo la luce che si emana da tutti i corpi.
Egon Schiele

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