
La mia recensione
"Eresie" di Alessandro Sipolo
Un album disobbediente
Eresie è il titolo del secondo album di Alessandro Sipolo, cantautore bresciano, classe 1986, che ancora una volta, dopo l’uscita di Eppur bisogna andare del 2013, si rivela un gradissimo talento nel panorama musicale italiano. Questo nuovo album, uscito nel novembre 2015 per la FaSolMusic.coop, vede la collaborazione di grandi nomi: Taketo Gohara, Giorgio Cordini (co-produttore artistico del disco), Ellade Bandini, Alessandro “Finaz” Finazzo (Bandabardò), Alessandro “Asso” Stefana, Max Gabanizza, Omar Ghazouli, oltre che dell’orceano Enrico Mantovani.
Eresie, che in greco significa scelte, è un album “disobbediente” sotto molti punti di vista. Innanzitutto rispetto ai temi che esso sviscera in maniera estremamente originale e mai banale: Alessandro canta le scelte ribelli, insubordinate, le strade intraprese da coloro che si muovono sempre “in direzione ostinata e contraria”, perché fortemente coerenti con le loro esigenze interiori, con un’urgenza che non può soddisfarsi nella sterile obbedienza e nell’allineamento con la morale imperante, troppo spesso costruita su cumuli di menzogne e arroccata dietro false apparenze. Una “disobbedienza” che nelle 11 tracce è indagata a 360 gradi, non solo attraverso il racconto di biografie sovversive, come quelle di Arnaldo da Brescia e Gagiò Romanò, ma anche tramite una riflessione che tocca moltissimi aspetti della quotidianità. Si pensi a Cresceremo anche noi, un pezzo dolcissimo dalle sonorità delicate e carezzevoli, che è al contempo una lettera di scuse e una promessa di cambiamento fatta al genere femminile, troppo spesso usurpato della sua libertà di pensiero e di azione a causa delle micro-violenze quotidiane e delle sopraffazioni da parte di maschi che si sentono “imperatori”, “appassionati di serve”. Questo brano riflette sulla possibilità di vivere il rapporto di genere in maniera “disobbediente” rispetto a ciò che ci è stato tradizionalmente insegnato. Alessandro Sipolo ama decostruire i clichés, grigi e ormai consunti, per svelarci che il voler incastrare le donne entro ruoli riduttivi è solo il frutto di costruzioni sociali, non vi è alcuna giustificazione biologica di fondo.
Eresie tocca anche temi di grande attualità a livello etico e sociale: Le mani sulla città è una riflessione ironica sul silenzio e la connivenza di larga parte dell’opinione pubblica settentrionale nei confronti dell’abusivismo edilizio e dello smaltimento di rifiuti tossici da parte della criminalità organizzata del meridione. Tra respirare e vivere è una presa di posizione a favore della scelta “eretica” di decidere della propria vita, conservando fino all’ora estrema la propria dignità e il proprio coraggio. Un album eretico non può non assumere anche toni irriverenti, come accade nella satira politica di Comunhão Liberação, degna del miglior Rino Gaetano, che sulle note festose e carnevalesche della samba brasiliana, denuncia le contraddizioni insite in un movimento che, attraverso una grande capacità di permeare il potere e le istituzioni infiltrandosi in partiti di schieramenti diversi, impone alla politica una visione fortemente arretrata e quasi “medievale” del concetto di famiglia e società. Un pezzo che si fa beffe della promiscuità di alcuni puristi della morale che, come spesso accade, predicano bene e razzolano male.
Eresie è un album “disobbediente” anche perché difficile da definire, impossibile da incasellare in un genere preciso. Alessandro sembra voler sfuggire a qualsiasi tentativo di costringerlo entro compartimenti stagni e predilige a livello espressivo e artistico la contaminazione, la contrapposizione di esperienze emotive diverse, tramite forme ibride e “imbastardite”. Nella maggior parte dei casi sono la festosità e la ricchezza compositiva degli arrangiamenti a farla da padrone, sebbene egli ami artisti che hanno fatto dell’essenzialità la chiave della loro musica, come Johnny Cash. I modelli cui Sipolo si ispira sono molteplici: De André, Guccini, Gianamaria Testa, ma anche Eddie Vedder, Tom Waits, solo per citarne alcuni. Egli spazia tra i generi e le culture e talora sono più forti e proficue le influenze che rimangono nascoste. Ad ogni modo riesce a creare ogni volta qualcosa di estremamente originale e personale, imponendo ad ogni traccia una cifra stilistica unica. Merito anche della collaborazione con grandi musicisti; due in particolar modo lo accompagnano da diversi anni: Omar Ghazouli, che affianca Alessandro sin dalle sue prime esibizioni durante le commemorazioni dei circoli A.N.P.I. e Giorgio Cordini, celebre chitarrista di Fabrizio De André, che dopo aver sentito un suo pezzo nel 2012, gli propose di fare da direttore artistico alla produzione di Eppur Bisogna Andare. A quest’ultimo Alessandro riconosce il grandissimo merito di dare delle indicazioni, delle linee generali, senza intervenire in maniera eccessiva o invadente, cosa per lui importantissima.
La scelta “disobbediente” infatti altro non è che la volontà di essere autentici, di assecondare le proprie esigenze interiori, di dare libera voce alla propria urgenza, di trovare la propria individuale forma espressiva, al di là di tutti i modelli. Alessandro ha un unico punto fermo nel suo modo di lavorare: egli non vuole sposare un genere in particolare, ma predilige scegliere di volta in volta la veste musicale più adatta ad un testo. Molto spesso questo abito su misura risente delle influenze della musica sudamericana, che egli ha respirato, vissuto e amato durante un anno di servizio civile internazionale in Perù, terra in cui sente di essere “nato” musicalmente. Eresie è un album “sovversivo” e carico di energia, che porta “dubbio e tormento” là dove stereotipi consolidati e irrigiditi dal tempo vengono scambiati dai più per dogmi inopinabili, per verità assolute, e che ci insegna qualcosa di profondamente umano: che “la virtù non è obbedienza” e che molto spesso è bellissimo poter masticare un NO.
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